Una città, un aeroporto? |
Ciò che qualifica un territorio e innalza il livello di sviluppo locale è anche offerto dalla presenza di infrastrutture materiali ed immateriali. Sono soprattutto due gli articoli scientifici presentati che dovrebbero aiutarci a ponderare al meglio la situazione di uno scalo come quello forlivese e comprenderne le potenzialità (e limiti) di posizionamento sul mercato dei trasporti arerei.
Nel primo, Germa Bel, docente all’Università di Barcellona, dimostra con dati inequivocabili l’aumento di traffico e di ritorno economico per l’aeroporto di Girona-Costa Brava (città di 87.000 abitanti a 110 Km da Barcellona), a seguito di una serie di accordi chiave con la Ryanair, a partire dal 2002. Ora per chi crede che si stia raccontando un film già visto nel territorio romagnolo, vale la pena considerare che a Girona la Ryanair non si è limitata ad offrire voli e tratte aree, in cambio di un ritorno economico; la compagnia irlandese ha fatto di più: è entrata in partecipazione nella società di marketing dei servizi creata localmente, ha creato una propria base di appoggio a Girona ed è diventata di fatto uno stakeholder dello sviluppo dell’hub catalano. Dove sta la novità? Ebbene ciò che ha determinato la vera differenza di comportamento e di relazioni non è stato il management dell’aeroporto (che peraltro in Spagna dipende da una struttura di coordinamento accentrata a livello nazionale); sono stati gli enti locali e la città di Girona soprattutto che hanno saputo creare una partnership con il vettore in termini di marketing.
Il secondo contributo, presentato da Guido Paglione dell’Università di Leeds, e risultato di un recente lavoro curato da Edoardo Marcucci dell’Università Roma Tre, si è incentrato sulle potenzialità strategiche dei diversi hub della Regione Emilia Romagna, partendo da un recente lavoro di ricerca condotto sugli aeroporti di Ancona, Rimini, Forlì e Bologna. L’innovativa metodologia applicata è servita per stimare una serie di preferenze detenute dai diversi utenti rispetto alle caratteristiche “reali e potenziali” dei diversi aeroporti: per intenderci è stato fatto un lavoro di ricostruzione sulle scelte di destinazione da parte di migliaia di utenti, creando degli scenari di miglioramento delle attuali caratteristiche aeroportuali. Un po’ come quando nella scelta dell’auto siamo tentati da una serie di optional, ma dobbiamo anche rispettare il limite di prezzo che possiamo permetterci. Nella scelta di un aeroporto, il “costo o prezzo” è dato dalla vicinanza e dall’esperienza già avuta con quello scalo (l’utente potrebbe non ambire a pagare un diverso costo, anche inferiore perché abita vicino all’aeroporto ed in passato si è trovato bene), ma si “ipotizza” che tale “desiderio” potrebbe variare se ad esempio aumentassero la frequenza dei voli, le strutture di parcheggio in un altro aeroporto un po’ più distante. Poiché, come ricordavamo all’inizio, lo sviluppo locale oggi si gioca anche in termini di competizione, quella degli aeroporti è una partita centrale perché permette ad un territorio di entrare in “orbite internazionali” di visibilità ed “attrattività”. La Regione Emilia Romagna deve finalizzare entro il 2009 il proprio Piano Strategico territoriale e dovrà dunque confrontarsi sulle diverse dinamiche che interessano i diversi scali provinciali. Per i territori è solo una partita “a prendere indicazioni” o si può anche giocare al rialzo?
Ben venga l’idea di un coordinamento regionale. E’ oggi indispensabile per migliorare gli effetti di rete e la competitività regionale a livello europeo.
Ai detrattori della programmazione strategica, si può rispondere che “pensare strategico” è ben diverso da “scrivere sulla pietra il futuro di un territorio”. Nel primo caso si tratta di una doverosa azione di governo locale, nel secondo di una miope visione del mondo. |
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