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L'Europa delle rendite? PDF Stampa E-mail

Un appunto su salari, profitti e rendite

Come ci è stato ricordato si rafforza in Spagna, nel pieno della crisi europea, la disuguaglianza tra salari e profitti.

Questo processo di indebolimento della quota salari sul PIL è già stata messa in evidenza, in un’ottica keynesiana, anche come causa di uno squilibrio sistemico che ha condotto al crollo della domanda (la tesi del mondo a bassi salari).

La figura qui di seguito fotografa l’andamento della quota salari sul PIL (monte salari per addetto sul PIL al costo dei fattori) di Italia, Spagna e Germania.

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  Fonte: elaborazione su dati AMECO

La Spagna soffre di una contrazione più sostenuta di Italia e Germania. Per quest’ultima, il dato va letto non solo alla luce dell'aumento delle retribuzioni nominali, perché in realtà la Germania ha adottato una forte compressione dei salari reali. Questa compressione ha quindi motivazioni diverse, ma un andamento comune e di fatto riduce le opportunità di domanda interna anche nei paesi in surplus. Per la Spagna si tratta dell'effetto anche di una distruzione di forza lavoro e una drastica riduzione delle retribuzioni pubbliche.

Questa crescente divergenza tra salari e profitti si riflette anche nella distribuzione dei redditi. In Spagna nel 2010 oltre un terzo del reddito del top 0,1% della popolazione (chi guadagna oltre 450 mila euro in media all’anno) proveniva da redditi da capitale e capital gains (in Italia la quota per l’ultimo anno disponibile, il 2008, è del 29% e comprende redditi da capitale e rendite).

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  Fonte: elaborazione su dati The World Top Income Database

Una domanda centrale è quanto si reinveste di questa ricchezza accumulata? Qui è complesso fare analisi, sebbene è risaputo che gli investimenti sono deboli.  Una proxy veloce (adottata anche in letteratura) potrebbe essere vedere la quota di ICT sul totale del “capital compensation” (una proxy dell'investimento in innovazione nell'utilizzo di redditi da capitale). Questa quota, nella manifattura, è in contrazione dal 2000, sebbene presenti un valore superiore per la Germania.

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  Fonte: elaborazione su dati KLEMS

In sintesi da questa veloce (e sommaria!) prospettiva la crisi europea appare ancora di più una crisi di disequilibrio (non solo tra paesi ma anche tra fattori produttivi) che si riflette su domanda e investimenti ….(continua).  

 
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