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sindaci lenti e politica veloce? PDF Stampa E-mail

Intervista al premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman sul libro di Roberto Balzani “cinque anni di solitudine”

Prof Kahneman ha letto il libro di Roberto Balzani?

Guardi me ne è arrivata una traduzione parziale. Ma ho chiesto espressamente al mio editore italiano di tradurmi delle parti perché ero curioso di leggere questa riflessione su quanta e quale conoscenza sia necessaria per essere in uno dei lavori più complicati al mondo al momento.

Non le sembra di esagerare?

Essere sindaco di una città in un paese dell’Eurozona, per di più in recessione e con debito pubblico alle stelle e con uno dei tassi di disoccupazione giovanile più alti al mondo, con lo scontento di un paese che non cresce da un decennio e lo sgretolamento delle forze politiche tradizionali, beh, se non è una “mission impossible” questa mi dica cosa ci si avvicina di più.

Cosa l’ha colpita della riflessione del prof Balzani?

Ma guardi, mi sono un po’ fatto raccontare la storia di questo giovane sindaco professore e ho trovato assai interessante le limitazioni cognitive che il prof Balzani scienziato attribuisce al campo di azione e decisione del sindaco Balzani. Ho passato l’ultimo decennio a scrivere e discutere su quali siano effettivamente le modalità cognitive di conoscere il mondo e le ritrovo pienamente nel saggio del prof. Balzani. C’è un modo diretto che lavora per capacità associativa e che spesso semplifichiamo con il termine di istinto (il pensiero veloce). E’ un canale di apprendimento che è spesso e volentieri influenzato da conoscenze sedimentate che ci permettono di “riconoscere” istintivamente certe situazioni. Ciò che Balzani stigmatizza come aspetti di rappresentazione e liturgia retorica sono aspetti funzionali di questo canale pre-analitico di conoscere. E’ il modo più diretto che l’uomo conosce per interpretare la complessità del mondo e non è un caso che faccia parte dell’armamentario della narrazione politica. C’è poi un canale più di analisi che io chiamo “sistema 2”: quando si mette in moto la riflessione più profonda su ciò che si sta compiendo (il pensiero lento). E’, in sintesi, quella parte della nostra razionalità che dovrebbe intervenire a correggere le nostre fallaci percezioni. E' il sistema che corregge i bias di conoscenza. Da questo punto di vista il libro di Balzani è esemplare nel mettere in luce tutte le percezioni fallaci del fare politica a livello locale. Ciò che può essere contrapposto è ciò che il sindaco Balzani chiama sistema “legale-razionale”, un nuovo modo di prendere decisioni. Un'ottima analisi. Il prof. Balzani non sembra però dare seguito alla sua costruzione logica.

Ovvero?

Riesce molto bene stigmatizzare il canale istintivo della politica locale attuale italiana al momento, ma poco dice di quale potrebbe essere il canale di conoscenza alternativo. O meglio di come possa essere costruita una conoscenza analitica dell’agire locale.

E’ una cosa possibile a suo avviso?

Guardi quando il prof Balzani richiama i 5 depositari di conoscenza che potrebbero ricostruire questo quadro di complessità (i “lettori del presente”: gli insegnanti; gli imprenditori innovativi; le associazioni di volontariato; i rappresentanti di quartiere; l’Università, ndr) di fatto si avvicina a descrivere questo tipo di azione conoscitiva. Si ferma però poi sulla soglia, confidando molto in una rivoluzione etica dell’impegno politico a tutti i livelli. In realtà credo che superare la ritualità istintiva dell’agire locale sia necessaria una presa d’atto che è necessario un metodo galileiano di conoscere. Sono molto interessato a questo dilemma della vostra società perché in fondo fa parte di quell’aspetto pre-scientifico che contraddistingue la società italiana e la modalità di assunzione delle decisioni pubbliche.

Ma basta questo a contraddistinguere tra nuovo e vecchio approccio decisionale nelle politiche pubbliche?

Come sa trovo complesso scendere nell’ambito del policy-making, tuttavia quello che intravedo nello sfogo del sindaco Balzani è il fatto che gestire una città, nel contesto attuale, esige oggi una diversa razionalità. Razionalità non è altro che un modo di “riconoscere” situazioni e adattarvisi. Quel tipo di razionalità che rendeva possibili investimenti anche con elevati costi affondati per le amministrazioni pubbliche è diventato oggi irriconoscibile, questo ovunque in Europa e negli USA. Da qui la cesura tra vecchio e nuovo. Che però capisco che non è mai possibile come se si desse un colpo di spugna. Implica probabilmente un lavoro di accompagnamento verso il nuovo.

Per non rischiare di arrivare a ciò che succede in quell'episodio dei Simpson, in cui Omar diventa sindaco della città e dichiara guerra alla "vecchia" città? Ne esce un conflitto insanabile tra vecchio e nuovo in cui alla fine tra i due litiganti arriva un terzo a fare piazza pulita.

Non conosco questo episodio. Ma potrebbe essere una buona metafora degli attuali conflitti di razionalità nel governo delle città nell'era della crisi.

L’ha colpita qualche altro passaggio del libro?

Quello in cui, pur riferendosi ad una situazione molto locale, si fa riferimento alla limitatezza di conoscenze della classe politica, più ferma e ancorata al luogo rispetto alle dinamiche della globalizzazione che interessano imprese e cittadini. Questo impone chiare limitazioni alla riconoscibilità delle nove situazioni. Il confronto sistematico con altre situazioni aumenta invece la capacità di riconoscere limiti ed opportunità in casa propria. Ce ne sarebbe per delineare un corso di nuova formazione politica.

Vuole iniziare a darne lei alcuni contenuti?

Non sono bravo a creare contenuti prescrittivi. Lascio ai policy-makers scovare il metodo più efficace ed efficiente per governare la cosa pubblica. Però un buon inizio potrebbe proprio quello di creare confronti sistematici con situazioni simili in altre parti del mondo e su come si è proceduto a gestire quel tipo di crisi. Questo permetterebbe di assumere una “visione esterna” e non cadere in irrazionali pianificazioni.

In definitiva professore, la politica permette anche pensieri lenti accanto a quelli veloci?

Non solo permette, ma dovrebbe adottare tutti i meccanismi idonei di controllo affinché pensieri lenti sorreggano e correggano quelli veloci, portando anche ad una nuova euristica del rischio politico.

 

DISCLAIMER: Questa intervista non ha mai avuto luogo. Ci scusiamo con il prof. Kahneman per avergli attribuito pensieri e conclusioni ispirate dal suo libro.

 

Daniel Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Mondadori

Roberto Balzani, Cinque anni di solitudine. Memorie inutili di un sindaco, Il Mulino

 

  

 

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