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La cultura del cambiamento tra creatività e metodo PDF Stampa E-mail

Basta la creatività?


Dalle pagine di The Atlantic, Richard Florida collegava qualche giorno fa la rivoluzione in atto nel Maghreb con la grande scissione che è avvenuta negli anni, in quei paesi, tra il potenziale dei ceti creativi e professionali della popolazione giovane e le scarse opportunità economiche di quella regione del mondo, arrivando a sostenere come il potenziale creativo dei giovani unito alla tecnologia delle comunicazioni sia stato il detonatore per cercare di mettere in atto un cambiamento  sociale ed economico.

Può la creatività generare cambiamento e sviluppo?

L’incontro che si è svolto a Bologna l’11 marzo 2011, coordinato dalla Provincia di Bologna, in occasione della tappa conclusiva del progetto europeo sull’innovazione delle piccole imprese I3SME, ha cercato di circoscrivere la domanda al contesto della città di Bologna e del territorio dell’Emilia Romagna, ricco di talenti creativi, di imprese che nascono per contaminazione tra ingegno e tecnologia, di istituzioni che accompagnano e supportano l’innovazione in tutti gli stadi della sua traduzione in impresa e prodotti, ma ovviamente, stretto tra la morsa delle ripercussioni economiche della crisi globale e da una mancanza di crescita economica dell’intero paese.
Hanno dialogato su questo tema le forze economiche della provincia di Bologna (CNA, Unindustria, Legacoop) e tutte le istituzioni che supportano le diverse facce dell’innovazione e della creatività (Regione, Provincia, Comune, ASTER, Università) e Irene Tinagli a cui è stato affidato il compito di cucire le riflessioni sul futuro del territorio partendo dagli spunti dell'incontro.

Bologna parte ovviamente da una situazione avvantaggiata poiché il capitale umano che fuoriesce dall’Università, la capacità innovativa delle sue imprese, la cultura di apertura e tolleranza che la contraddistinguono, ne fanno una città dall’elevato potenziale creativo in Italia, stando anche alla classificazione che Irene Tinagli ha fatto delle città italiane sulla base dell’indice di creatività elaborato in collaborazione con Richard Florida. Il confronto dell’11 marzo ha confermato questo quadro di elevata potenzialità. Sono intervenute, ad esempio tre imprese giovani, dinamiche e che con genialità stanno sposando il connubio tra tecnologia, servizi e creatività (Slyway, Spreaker e Apparati Effimeri) e che hanno raccontato storie di giovani laureati a Bologna, nelle più varie discipline, dal DAMS all’astrofisica, che hanno trovato a Bologna le condizioni e le istituzioni di supporto per fare di una idea iniziale, un’impresa con un mercato anche internazionale. L’attenzione delle istituzioni a queste idee dal basso è apparso molto forte. Del resto esistono programmi come Progetti di Impresa della Provincia di Bologna che da 20 anni lavorano proprio per trasformare in business idee di impresa. A questo si aggiunge il recente programma Incredibol sotto il coordinamento del comune di Bologna, nato proprio per supportare istituzionalmente giovani imprese creative. La presenza di talento e di idee creative non incontra però una adeguata capacità di fare di questo enorme potenziale locale il volano di investimenti e di sviluppo. Da questa prospettiva ha analizzato il tema della creatività locale Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, ricordando come mai in questo momento Bologna esprima talenti nell’ambito cinematografico, ma che non hanno la possibilità di realizzare progetti sul territorio. Il paradosso, dunque, di una molteplice capacità dal basso e di una assenza di disegno complessivo per sfruttare questa energia è apparso evidente nell’intervento di Massimo Ferrante, direttore di CNA Bologna quando ha richiamato la necessità di un metodo per far sì che le connessioni e le ridondanze presenti sul territorio siano governate verso un disegno di sviluppo collegato ai sistemi di conoscenza locale ed al sistema di valori del territorio, rompendo una deriva determinata dalla  cultura della rendita che sta permeando l’economia locale.

Che per fare della creatività un motore di sviluppo, occorra proprio questa predisposizione al cambiamento, lo ha sostenuto a più riprese da Irene Tinagli, ospite dell’evento, ricordando come serva una predisposizione positiva a “dire si” al cambiamento, affinché le energie creative di giovani e delle imprese possano contribuire allo sviluppo. Quattro sono gli elementi che secondo Irene Tinagli possono contribuire di più a questa cultura del cambiamento: i valori di una comunità - e su questo Bologna sembra aver perso le caratteristiche di città dinamica che aveva in passato; il contesto urbano che rafforza la possibilità di connessioni e di reti; la solidarietà come molla imprenditoriale; la formazione in termini di tutoraggio ed accompagnamento. Ovviamente per dare un governo alle forze creative ed imprenditoriali, serve un quadro di riferimento che solo una politica locale di sviluppo può creare. In questa prospettiva sono andati gli interventi sia di Matteo Lepore di Legacoop che ha ricordato, oltre alle capacità dei contesti cooperativi di generare innovazione, anche il progetto BoxBo per consegnare idee creative di rilancio della città ai candidati sindaco delle amministrative 2011, sia l’intervento di Roberto Grandi che ha ricordato come debba essere la politica che deve saper tessere la trama di un programma di sviluppo di una città creativa.

Può l’attenzione verso servizi avanzati di carattere creativo e culturale rappresentare l’orizzonte di sviluppo di un territorio radicato in una cultura manifatturiera? Questa è stata l’ulteriore considerazione su cui si sono confrontati i partecipanti alla tavola rotonda. “Smaterializzare” una economia che ha nella manifattura il suo punto di forza significa saper creare servizi di accompagnamento all’innovazione del tessuto industriale e supportare i processi di trasferimento tecnologico, come sta facendo la regione Emilia Romagna con Aster con le piattaforme tecnologiche e con il progetto tecnopoli. Ma, come è stato ricordato da CNA Innovazione e Unindustria, è un processo che richiede attenzione sia alle neo imprese, sia a quelle esistenti. In sintesi, l’interessante confronto è servito a fare un punto sulle potenzialità di sviluppo di un territorio ricco di capitale umano, di tecnologia e di opportunità per fare nascere giovani imprese. Ma la strada verso città e territori creativi richiede che le tante energie presenti siano indirizzate verso un condiviso obiettivo di trasformazione. Per fare della creatività un volano di sviluppo occorre un metodo di sviluppo territoriale che sappia rispettare il sistema dei valori della comunità e si apra in modo coraggioso al cambiamento. Non è una sfida impossibile. Soprattutto se affrontata con creatività.
 

  

 

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