JSN ImageShow - Joomla 1.5 extension (component, module) by JoomlaShine.com
 


SPECIALE: space economy in Emilia-Romagna 

aerogvc.png

 

 

       SPECIALE: la macroregione Adriatico-Ionica

 

eusair.png

 

 

 

adriatico-ionico.png

 

 

   

 

 

Antares su CARTO  

 carto.png

 

Antares su Tableau Public

tableaulogo.jpg

 

Giovani e futuro PDF Stampa E-mail

Proposte per attutire il conflitto intergenerazionale

Qui tutti i materiali della sessione di lavoro tenutasi il 3 dicembre 2010 a Cesena sul tema dell'equità intergenerazionale e del futuro dei giovani.

 
Il problema della disoccupazione giovanile PDF Stampa E-mail

Come collegare i giovani al mercato del lavoro?

I dati pubblicati negli ultimi giorni dall’OCSE e relativi ai tassi di disoccupazione giovanile (ovvero persone da 15 a 24 anni)  non devono solo allarmarci per l’impatto devastante che l’esclusione dei giovani dal mondo del lavoro avrà sul futuro della crescita, ma devono anche servire per spronare in modo definitivo schemi di collegamento tra istruzione, formazione e lavoro con particolare attenzione a programmi di apprendistato e training-on-the job. L’Italia, secondo l’OCSE, è ormai prossima ad avere un tasso di disoccupazione giovanile (25,4%) di quattro volte superiore al tasso di disoccupazione della restante parte della popolazione attiva (primato che condividiamo con Svezia, Finlandia, Nuova Zelanda e Lussemburgo come si evince dalla figura qui sotto).youth_unemployment.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(qui la versione originale della figura)

Il dato italiano come sempre maschera una profonda divisione tra Nord e Sud, con le regioni del Mezzogiorno che presentano tassi di disoccupazione giovanili particolarmente drammatici e ben sopra la media UE.

Il dato territoriale non è però affatto omogeneo come attesta la presenza di province con elevati balzi in avanti nella disoccupazione giovanile anche in Emilia Romagna.

Come ricordato in un recente paper a cura dell'OCSE (Rising Youth Unemployment During The Crisis HOW TO PREVENT NEGATIVE LONG-TERM CONSEQUENCES ON A GENERATION? Stefano Scarpetta, Anne Sonnet, Thomas Manfredi, Aprile 2010) la disoccupazione giovanile è maggiormente sensibile alla contrazione del ciclo economico anche a causa di un preponderante presenza di occupazione a tempo determinato per quella fascia di popolazione attiva.

Nello stesso lavoro si evidenziano due dati su cui riflettere per il caso italiano: 1) l'Italia è l'unico paese OCSE in cui il tasso di occupazione giovanile (15 - 29) sia maggiormente correlato a titoli di studio secondari, piuttosto che avanzati (laurea e dottorato); 2) l'Italia è tra i primi 10 paesi OCSE che hanno visto aumentare maggiormente il tasso di precarietà (lavori a tempo determinato) dal 1998 al 2008 (dal 25% al 48%).
Agisce dunque sul mercato del lavoro giovanile sia il tipo di struttura economica poco propensa a figure formate a livello universitario (si guardino recenti analisi Excelsior a livello regionale per questo), sia la riforma del mercato del lavoro. Sarebbe però errato trarne considerazioni affrettate.

Ci sono infatti altri due dati rivelatori: 1) la Germania, presa spesso a riferimento per il successo del proprio "sistema duale" di formazione professionale, ha un tasso di precarietà superiore a quello italiano (quasi il 60% nel 2008); 2) è provata la maggiore probabilità di approdare ad un lavoro stabile se si arriva da un'occupazione precaria, che in qualche modo garantisce una qualche forma di collegamento con il mercato del lavoro e mantiene il giovane formato, piuttosto se si arriva da un periodo di inattività.

Azioni di orientamento, apprendistato, tirocinio ed azioni che mirino a tenere il più possibile i giovani collegati al mondo del lavoro diventano dunque fondamentali.
Il rischio altrimenti è che si ampli quella parte di popolazione giovanile completamente avulsa da qualsiasi forma di occupazione, formazione e istruzione: l'Italia è il terzo paese OCSE, dopo Turchia e Messico ad avere la più alta percentuale di giovani completemante inattivi.
In un momento in cui ci si interroga sulle possibilità di crescita del paese, fare una scommessa sul futuro del capitale umano è decisivo. Vanno in questa direzione i meccanismi di ridefinizione del ruolo degli Istituti Tecnici superiori e meccanismi anche su base territoriale di collegamento tra scuola, università e imprese.

 
Un orizzonte di sviluppo per le città PDF Stampa E-mail

Sviluppo a Reggio Emilia

In una fase di grande criticità per le risorse degli enti locali, compresi i paletti del patto di stabilità, concepire programmi di investimento e sviluppo è un'operazione molto complessa. La città di Reggio Emilia sta sviluppando un percorso concertato con tutti gli attori locali, finalizzato a conciliare aspetti produttivi, ricerca ed innovazione attraverso la rete dei tecnopoli, la "filiera della conoscenza" (dagli istituti tecnici all'università) e pianificazione urbanistica. E' un percorso che può offrire spunti ad altre città perché concentra le risorse disponibili ed integra le azioni di tutti gli attori locali verso obiettivi condivisi. I risultati si vedranno solo nella seconda metà del 2011, ma sembra, oggi, il solo modo possibile per immettere immaginazione e lungimiranza nell'azione di governo locale.

 
Meno risparmio nelle famiglie PDF Stampa E-mail

Credito, imprese e famiglie

Qui l'articolo del Sole 24ore Centro Nord di mercoledì 8 dicembre sulla base delle elaborazione Antares su dati Bankitalia.

Qui il resoconto degli ultimi dati tendenziali dei prestiti ad imprese e famiglie su base nazionale.

 
I giorni della sofferenza PDF Stampa E-mail

Imprese e famiglie in crisi

Questa è la situazione delle sofferenze di famiglie ed imprese in Emilia Romagna sulla base del calcolo dell'indice di sofferenze rettificate fatto sullo stock di prestiti dalla Banca d'Italia. Le sofferenze sono la totalità dei rapporti in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni equiparabili. Il confronto è tra primo semestre 2010 (anno di cosiddetta ripresa) e primo semestre 2009 (anno culmine della crisi). Il 2010 (al primo semestre) è pressoché ovunque l'anno peggiore per imprese e famiglie. Alcuni territori (quelli più esposti all'export e quelli con una struttura industriale molto matura) soffrono di più.

 sofferenza.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

13870.gif

 

 

    

 

kt.jpg

 

 

      

 

libro_antares.jpg

 

 

 

 

volare_alto2.jpg

 

Free Joomla Templates